La Marmettola: da rifiuto di lavorazione a risorsa per l'Edilizia!
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La "marmettola" è un fango carbonatico, in gran parte disidratato, prodotto dall'attività di estrazione e / o di segagione delle pietre naturali come il marmo, il granito ecc., denominato: fango di segagione. L'attività estrattiva di norma produce lo slurry mentre le lavorazioni, che di norma avvengono nelle segherie del marmo, producono la marmettola. La differenza tra questi due rifiuti di lavorazione è costituita dalla presenza quantitativa di acqua che, nel caso di slurry è del 100% , nella marmettola può variare dal 25 al 35%. All'origine, il fango è composto da:
- acqua, utlizzata per il raffreddamento delle lame e per raccogliere le polveri prodotte nel taglio del marmo;
- particelle di marmo di dimensioni più vicine alla polvere;
- eventuali tracce di acciaio diamantato proveniente dalle lame usate per il taglio;
- tracce terriccio presenti sia nella fase di estrazione che in quella di lavorazione dei blocchi;
- rare tracce di oli e/o grassi minerali che possono accidentamente fuoriuscire da macchine di lavorazione (solo nel caso di impianti molto datati).
La "marmettola" nasce, pertanto, dal fango carbonatico, (polvere di marmo intrisa d'acqua) parzialmente disidratato, prodotto dal residuo di lavorazione e di segagione dei blocchi di marmo, e dai processi all'impianto di depurazione delle acque di lavaggio delle lame della segheria del marmo.
Questo materiale, anche se non è inquinante pericoloso, non può e non deve essere disperso nell'ambiente, perchè l'eccessivo accumulo di sostanza mineralogica (pur se non tossica), crea a lungo andare grossi problemi ecologici di vario tipo.
Per molto tempo la "marmettola" è stato uno dei tanti problemi di smaltimento dei rifiuti e, in alcuni casi, lo è ancora oggi.
Conoscono bene il problema gli abitanti delle zone vicine all'attività estrattiva come, per esempio, a Massa, a Carrara e altrove, per lo scarico indiscriminato avvenuto per molto tempo nei torrenti o nei fiumi, con i conseguenti danni ambientali all'ecosistema.
La "marmettola" scaricata tal quale nei corsi d'acqua (torrenti, canali o fiumi), occludendo gli interstizi tra i ciottoli, distrugge le varietà dei "microambienti" e le possibilità di insediamento degli "organismi acquatici".
Le foto evidenziano il disastro ambientale causato dal dissennato sversamento di marmettola nei corsi d'acqua. Come vediamo qui a fianco, questo sciagurato modo di smaltire il rifiuto, ha reso permanente l'impatto ambientale e, quindi, il conseguente "danno". Pur essendo quasi terminato tale scempio, anche se le acque dei fiumi o torrenti hanno riacquistato la limpidezza di un tempo, dal punto di vista chimico, con una qualità accettabile, è rimasta pessima la qualità biologica, per la prolungata permanenza di depositi rilevanti di "marmettola".
Oggi le cose, dal punto di vista dell'inquinamento ambientale, sono migliorate perchè la "marmettola" deve essere smaltita, obbligatoriamente, a Codice CER n.ro 010413, secondo la disciplina SISTRI, nelle discariche autorizzate, nei modi prescritti dal Codice Ambientale, se non è riciclata. Pertanto, in parte viene raccolta e utilizzata in diversi modi. In alcuni casi si può fare uso di questo materiale anche a scopo ecologico, ma le quantità destinate alla discarica, ancora oggi, sono la massima parte della produzione nazionale. Resta, comunque, il problema dell'elevato costo per il conferimento in discarica della marmettola che spesso è alla base di smaltimenti abusivi ancora presenti sul territorio.